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Anna

Esposito

Roma 1944

Biografia

Anna Esposito (1935) vive e lavora a Roma. Fin dalla giovane età dimostra una spiccata attitudine al lavoro manuale e creativo, così, dopo il diploma magistrale, decide, nel 1958, di iscriversi all’Accademia di Belle Arti della capitale, in cui frequenta un corso di scultura, sotto la guida di Pericle Fazzini.

Si tratta di un’esperienza importante che segnerà la sua propensione futura al modo di concepire formalmente un’opera. Tuttavia, non riuscirà a portare a termine gli studi Accademici in quanto, nel 1968, risulterà vincitrice di un concorso per insegnante elementare.

Archiviata la parentesi scultorea, inizia a dedicarsi alla pittura e frequenta le gallerie di punta dell’ambiente romano dell’epoca, divenendo nel giro di breve tempo una delle artiste maggiormente apprezzate dalla critica e dal pubblico. Durante gli anni Settanta espone in numerose mostre personali e collettive, in istituzioni pubbliche e private. Nel 1978 prende parte alla mostra Materializzazione del linguaggio, a cura di Mirella Bentivoglio, organizzata in occasione della Biennale di Venezia.

Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta le sue opere figurano in gallerie nazionali (Spazio Alternativo, Roma, 1979-1980; Galleria Unde, Torino 1980; Galleria NSM, Milano, 1983) e internazionali (Galleria Drehscheibe, Basilea, 1981) e partecipa a quattro edizioni consecutive della fiera Art Basel a Basilea (Galleria Artivisive, Roma, 1979-1980-1981-1982). Nel 1979 è presente nella mostra collettiva From Page to Space – Women in the Italian Avant-garde between Language and Image, a cura di Mirella Bentivoglio, alla Columbia University di New York, mentre nel 1981 viene inserita, sempre da Bentivoglio, nella rassegna O quadrato do dizer/The Square of Saying, realizzata nell’ambito della XVI Biennale di São Paulo in Brasile.

Nel decennio successivo tiene una serie di importanti mostre personali curate dai principali esponenti della critica italiana dell’epoca, come Enrico Crispolti (Galleria Sala 1, Roma, 1985) e Palma Bucarelli (Galleria Banchi Nuovi, Roma, 1987-1991). Sue opere sono incluse nella XI Quadriennale di Roma (1986) e alla Biennale Internazionale del Mare di Napoli, curata da Marcello Venturoli (1988), e in numerose altre rassegne collettive, tra cui si segnalano quelle curate da Mirella Bentivoglio (Gubbio, 1988; Senigallia, 1989; Cagliari, 1990; Riolo Terme, 1991; New York, 1993; São Paulo, 1994) e Achille Bonito Oliva (Erice; Roma, 1995). Espone trentatré opere nella antologica Apparenze. 1970-1998, che apre al pubblico nel mese di dicembre del 1998 nella Sala Esposizioni del Comune di Marino (RM). La mostra, ampliata con la produzione dei primi anni Duemila, viene riproposta nel 2006 al Palazzo Comunale di Serra de’ Conti (AN). Sue opere figurano in diverse collettive volte a storicizzare la produzione artistica a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, come Post-scriptum – Artiste in Italia tra linguaggio e immagine negli anni ’60 e ’70, a cura di Mirella Bentivoglio, al Palazzo Massari di Ferrara nel 1998 e Le immagini affamate. Donne e cibo nell’arte al Museo Archeologico Regionale di Aosta nel 2005.

Tra le mostre realizzate dal 2010 ad oggi, si segnalano le antologiche L’apparenza inganna, a cura di Eva Clausen e Maria Chiara Salmeri, nel Foyer Sinopoli dell’Auditorium del Parco della Musica di Roma nel 2010 (accompagnata dalla monografia ed. De Luca), Per interposte immagini, a cura di Elio Pecora, al Palazzo Flangini di Venezia nel 2016 e Questo nostro mondo, a cura di C. Bujin, alla Alson Gallery di Milano, What I’ve done, a cura di D.Mariani alla galleria Gramma_Epsilon di Atene. Sue opere sono state inoltre inserite in diverse ricognizioni dedicate alle artiste operanti tra gli anni Sessanta e Settanta, tra cui La donazione Bentivoglio, a cura di Daniela Ferrari, al MART – Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto a Rovereto (2011), Soggetto Imprevisto. 1978 arte e femminismo in Italia al FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano (2019), a cura di Marco Scotini e Raffaella Perna, e Histoire d’E part 1 – Between language and image, a cura di Paolo Cortese e Francesco Romano Petillo, allo Spazio Lettera E di Roma e alla Galleria Gramma Epsilon di Atene (2021). Di recente è stata inclusa anche nelle rassegne L’arte e la città, a cura di S. Pezzato al Centro Pecci di Prato (2021), The poetry of translation, a cura di J. Waldmann, al Kunst Meran Merano Arte di Merano (2021) e Ri-materializzazione del linguaggio, a cura di C.Perrella e A.Villiani, alla Fondazione Dalle Nogare a Bolzano nel 2022.

Testo critico

“La fotografia è stata, negli ultimi anni, alla base delle immagini della Esposito: sopra questa l’artista compone, integrandone le varie parti, i suoi diversi materiali per raggiungere un’unità e una complementarietà dei vari elementi. L’ironia, l’umorismo e il sarcasmo fino spesso al grottesco, il ludico, il senso del gioco sono alla base della sua arte e animano tutte le sue invenzioni in modo così stimolante da dare al riguardante la più ampia possibilità di partecipazione e di integrazione. (…)

Un’arte originale, che spazia in una vasta gamma di immagini sempre intelligenti, fantasiose e stimolanti e che perciò è da considerare come una delle più interessanti nel panorama dell’arte contemporanea.”

_Palma Bucarelli

 

Notizie su notizie, immagini su immagini, proiettate o stampate, urlate o in sordina, tutte con le ultime verità per renderci consapevoli, aggiornarci sul reale andamento delle cose. Ed è tanto puntiglioso e incalzante l’aggiornamento che dura solo un giorno; poi, ecco che tutto viene superato, stravolto. Ecco nuove proposte, le ultime, le migliori a cui spesso pressanti motivazioni economiche e ideologiche non sono indifferenti.
E come poter credere allora che chi lei diffonde sia sempre obiettivo e non ci nasconda invece il rovescio della medaglia? Cosa c’è dietro le patinate immagini di una natura lussureggiante, di città del benessere, di spiagge pulite e solitarie, di boschi rugiadosi, di personaggi in primo piano sorridenti e suadenti? Dietro ci sono montagne di rifiuti, città assalite dal cemento, mari di plastica e di carta, fiumi inquinati e fiumane di persone che vagano alla ricerca della terra promessa, valanghe di fango che trascinano con sé solo i più disperati, giovani con le braccia incrociate in attesa del Messia.
È per questo che con il mio lavoro cerco di mettere in luce le parti nascoste della verità. Cerco di essere dentro le cose come in un impasto per assaporarne tutti gli umori e tirar fuori i veleni. Mi aiuto con le mani, con le forbici, con i colori e con i mezzi più disparati che trovo. E taglio, rigonfio, incollo, buco, cucio, aggiungo, sottraggo dalle immagini di partenza quello che serve per dar loro una nuova luce, per capovolgerne a volte il significato. Tutto è fatto con un piglio ironico, grottesco, giocoso ma anche drammatico.
La meta finale è di far riflettere sui fatti del nostro mondo con un sorriso amaro.

_Anna Esposito