Rosanna
Lancia
Biografia
Rosanna Lancia nasce nel 1925 a Roma. Compie studi classici e termina l’Accademia di Belle Arti nel 1946. Inizia con l’affresco e l’arte sacra. La sua prima personale di pittura è del 1953 alla galleria L’Obelisco di Gaspero del Corso. Nel 1959 partecipa all’VIII Quadriennale di Roma. Dal 1965 passa al linguaggio plastico con le sculture in ferro. negli anni settanta conduce una lunga ricerca sulla resistenza della materia che sintetizza nel noto audiovisivo Tensioni, un’ipotesi di linguaggio. Nel 1981 fonda l’associazione Spaziodocumento, centro di incontro e analisi dei linguaggi dell’arte contemporanea, di cui pubblica il resoconto del lavoro nel 1994. Nei due anni che seguono, l’attività dell’associazione continua anche al Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma diretto da Maurizio Calvesi. Nel 1995 partecipa alla Biennale di Venezia. Numerose sono le mostre personali e collettive in Italia e le partecipazioni a rassegne internazionali come l’International Festival Women Artists di Copenhagen nel 1980 e la Biennale internazionale di scultura di Budapest nel 1994 e 1996. Dal 1998 al 2000 realizza proposte ambientali per le rive del Brenta e per il Museo Comunale di Roma. Nel 2000 partecipa alla collettiva Arte Contemporanea: Lavori in corso n. 9 al MACRO. Nel 2011 tiene una personale Rigor Paradisi alla galleria Cortese & Lisanti di Roma e nel 2014 una doppia personale con Nedda Guidi alla Galleria Monserrato Arte ‘900. Nel 2021 suoi lavori sono esposti nella galleria Gramma_Epsilon di Atene nella rassegna Historie d’E part 2 between language and object e nel 2023 nella mostra Books as Art.
Testo critico
“Il segno, l’acqua e il ferro. Dall’artificiale al naturale e viceversa. Rosanna Lancia cerca la natura e la verità delle cose lungo un percorso fatto di linee misteriose: dai lavori ad affresco alla ricerca tridimensionale della materia, dai pigmenti fino al ferro, che diventa duttile come l’acqua. Dagli anni ’50, agli anni ’90 l’opera di Rosanna Lancia si è modificata, seguendo il cammino poetico, le sperimentazioni, la curiosità dell’artista. Ma il denominatore comune nel suo lavoro resta il segno.
Nata nel 1925 a Roma, l’artista si dedica dagli anni ’50 alla pittura e all’affresco. Nella metà degli anni ’60 si concentra su grafica e disegno, adottando vari supporti, come carta e tela levigata.
Dalle geometrie studiate in quegli anni nascono opere che vengono realizzate in seguito. Dopo essersi cimentata con la pittura bidimensionale, Rosanna Lancia dà una svolta alla sua opera negli anni ‘70. In quel periodo scopre che può dare tridimensionalità al segno, recuperando quella passione per la materia “un vecchio amore” che l’ha caratterizzata fin dalla giovinezza, quando frequentava l’Accademia di Belle Arti a Roma che conclude con una tesi sul ciclo di affreschi del Beato Angelico, nella Cappella Nicolina in Vaticano. “Ho cominciato nel modo classico, frequentando l’accademia, lavorando con l’affresco, la calce e la forma. E ho imparato che affresco non perdona, non ci possono essere ambiguità – spiega l’artista – ho amato molto questo lavoro. Sulle impalcature si vivono momenti fisici”. Muro, calce e malta: in una parola la materia. “La passione per Mario Sironi e per i grigi mi ha portato ad annullare il colore, poi con il disegno in bianco e nero ha prevalso la materia, che mi è servita come approfondimento tecnico alla ricerca del segno”. E la linea, come la materia, non deve essere ambigua. “Il segno di Lancia si è concretizzato in una materia solida: ha cercato cioè un’estrinsecazione più libera ed autonoma” scrive Sandra Orienti nella presentazione di una personale alla Galleria Numero a Roma, (1971). Lorenza Trucchi, sempre nel 1971, afferma che “ebbene la Lancia è passata alla scultura. Una scultura non però di volumi e di masse ma di strutture, di ordito: quasi un disegnare nello spazio”. E per realizzare questi “essenziali arabeschi” Lancia usa il quadrello, profilato di ferro a pianta quadrata, il cui lato può essere di diverse grandezze, da pochi millimetri a qualche centimetro. Il quadrello è usato solitamente nel lavoro industriale e possiede una flessibilità notevole, ideale per l’artista che lo utilizza fino al suo limite di resistenza. La scultrice ha scelto di utilizzare il quadrello perché “permette di interpretare il segno in modo non equivoco”.
Il ferro modellato si trasforma. Il materiale, come un bruco che diventa farfalla, perde i connotati salienti di pesantezza ed immobilità, per diventare altro: qualcosa di vivo, leggero che dà l’idea dell’acqua. L’arte è alchimia e permette agli elementi di subire nella mente trasformazioni sostanziali, che prendono corpo. Le mani dell’artista forgiano onde, le onde sono segni. Si materializza una ricerca della linea, che da netta e spezzata diviene morbida e gestuale, ne è un esempio l’opera pittorica Ho conosciuto il mare, del 1984. L’ultima sua esposizione è avvenuta al Museo Comunale d’arte contemporanea di Roma. Considerata artista innovativa del panorama italiano, Lancia è conosciuta in Italia e all’estero. Il direttore del museo Cholet (Francia) l’apprezza per le caratteristiche del suo lavoro sui materiali, i rapporti di forza e la resistenza. Un altro segno inciso nel proprio percorso personale.”
_Nadia Grillo