Gisella Meo
Soft Squares
A cura di Paolo Cortese e Manuela De Leonardis
Mercoledí 8 marzo alle 18, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, si inaugura ad Atene nella Galleria Gramma_Epsilon la mostra personale di Gisella Meo Soft Squares a cura di Paolo Cortese e Manuela De Leonardis.
In mostra 30 opere tra disegni, collages, interventi su foto, oggetti, installazioni, libri oggetto e libri d’artista.
Il percorso espositivo prende le mosse da alcuni disegni del 1965 che fanno parte della serie “Per merito di Beckett”. Gli oggetti, le forme e i volumi che compaiono in questi disegni, trovano una loro collocazione a partire dai primissimi anni 70, quando l’artista imprime al suo lavoro una svolta di stampo concettuale. Gisella Meo da quel momento infatti, porta avanti una ricerca rigorosa sul modulo, che poi declinerà in maniera differente a seconda del contesto.
Anche la sua predilezione per l’elemento fiber, testimoniata dal frequente utilizzo di filo, corda o elastico come mezzo di espressione, ha una origine assolutamente concettuale.
Nella presente rassegna vengono ripercorsi alcune tappe fondamentali della ricerca decennale dell’artista. Una particolare attenzione infatti è rivolta all’utilizzo del modulo quadrato nelle sue varie declinazioni (dall’installazione, al suo inserimento in contesti ambientali, al libro oggetto) e alla rivisitazione del rapporto dell’artista con Tancredi Parmeggiani con il quale l’artista da giovanissima ebbe una relazione.
L’interesse verso il quadrato come possibile elemento modulare ha origine in un giorno di Carnevale del 1971 quando l’attenzione dell’artista viene catturata dai festoni che le ragazze di una scuola femminile stanno attaccando nella loro classe. Dal loro studio nasce il “modulo quadrato”, elemento centrale della mostra personale del 1976 alla galleria Numero di Fiamma Vigo.
Presto Meo inserisce questo modulo anche nel territorio realizzando installazioni e interventi di animazione urbana come “Vestire una fontana” (Frascati 1977), “Le Onde del quadrato” (Venezia 1980), “La medusa nella chiena” (Campagna 1985).
Il nucleo principale della mostra attuale è proprio una serie di lavori recenti collegati a quelle installazioni. L’artista interviene sulle foto dell’epoca tessendo una maglia di filo o inserendo un modulo di carta leggerissima, che da un effetto di tridimensionalità. Si tratta di una sorta di rivisitazione, come nel pannello “Ab-braccio infinito”, in cui Meo individua nel gruppo Gisella-Tancredi il modulo e nel braccio di Tancredi il filo conduttore con il quale costruisce anche il “Ventaglio”.
Parallelamente viene presentata una nuova edizione di molti dei lavori esposti nel 1976 alla galleria Numero di Fiamma Vigo, come a voler riconfermare quella scelta “concettuale” operata allora.
Completano la mostra alcuni dei libri-oggetto che Gisella Meo ha realizzato in epoche diverse e che hanno tutti in comune il concetto di modularità. “Vuotare la pagina”(1976), “Leviatan”(1978), “Col-legamento”(1981), “Libro Nori’, “Square’s square”(1979), “Zero Seme”(1981), realizzato in collaborazione con Mirella Bentivoglio.
La mostra, realizzata con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene, fa parte del progetto “Le ragazze di Mirella” che Gramma_Epsilon Gallery dedica a Mirella Bentivoglio e alle artiste da lei sostenute, e sarà accompagnata da un catalogo, curato da Paolo Cortese e Manuela De Leonardis, con contributi di Paolo Cortese, Manuela De Leonardis, Alessio Vigni.
Biografia
Gisella Meo nasce a Treviso nel 1936, studia all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Bruno Saetti. Qui nel 1957 conosce Tancredi Parmeggiani con il quale ha una relazione che influenzerà, in seguito, il suo lavoro. Nei primissimi anni ‘60 vive in Africa e il suo lavoro inizialmente “espressionista figurativo” passa ad essere informale e polimaterico.
Tornata nel 1964 in Italia, nel 1976 tiene una personale a Roma nella Galleria Numero di Fiamma Vigo. In quest’occasione, Meo presenta unicamente lavori di matrice “concettuale” accompagnandoli con una dichiarazione di poetica, dove individua nel “quadrato” il suo modulo perfetto.
Subentra l’interesse per la “FiberArt”, le grandi installazioni e gli interventi di animazione urbana: Vestire una fontana (Frascati, 1977), Il cilindro mobile (Gubbio, 1979), Le onde del quadrato (Venezia, Canal Grande, 1980), La maglia umana (Reggia di Caserta, 1982), Tombknitting (Cerveteri, necropoli etrusca, 1984-86), La medusa nella chiena (Campagna, 1985). Imbragare una torre (Torre di Bagnaia, Viterbo, 2002, in occasione del primo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle).
Altro filone a cui la Meo dedicherà particolare attenzione è il “Libro Oggetto”. Seguita e sostenuta da Mirella Bentivoglio, è presente nella storica mostra “Materializzazione del linguaggio” alla Biennale di Venezia del ’78, con Leviatan. Con la Bentivoglio svilupperà un sodalizio che durerà tutta la vita e che darà frutto a opere a 4 mani come il libro Zero Seme del 1981. Sue opere sono conservate nelle “Special Collections” del Getty Center di Santa Monica (California), al NMWA di Washington, nell’Archivio ICPA dell’Università di Oxford, al Mart di Trento e Rovereto, al Ma*ga di Gallarate, al Centro Luigi Pecci di Prato, al Musinf di Senigallia e in collezioni pubbliche e private italiane e straniere. Ha esposto in Italia, Grecia, Germania, Stati Uniti, Francia, Austria, Australia. Ha partecipato alla Biennale di Venezia (1978, 1985, 1995) e alla Biennale di San Paolo del Brasile (1981, 1994). Negli ultimi anni ha tenuto ampie retrospettive in spazi istituzionali: nel 2013 nel Complesso di Santa Caterina, Musei Civici di Treviso, nel 2016 alla Biblioteca Angelica di Roma, nel 2022 al Museo Nori De’ Nobili di Trecastelli (AN).