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Chiara

Diamantini

Senigallia - 1949

Biografia

Chiara Diamantini è nata a Senigallia nel 1949. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Urbino nel 1972, Chiara Diamantini lega il suo percorso culturale al libro d’artista e alla poesia verbale-visiva. Nelle sue sperimentazioni poetico-visive sviluppa la “ricerca di una funzione estetica” per arrivare “all’interazione tra parola e immagine”, utilizzando creativamente un linguaggio spesso simbolico. I suoi libri d’artista, le sue opere, sono itinerari poetici, ricchi di contenuti ed eleganza formale, che si aprono all’interno delle citazioni dei più grandi esponenti della letteratura. I testi, decodificati, vivono di una nuova energia, si arricchiscono di significati più profondi, che l’artista svela stabilendo un rapporto indissolubile tra la parola, il concetto e il segno, un legame tra linguaggio e immagine che va oltre una semplice illustrazione. Chiara Diamantini ha tenuto diverse mostre personali e numerose collettive in Italia e all’estero, è stata presente nei più importanti spazi espositivi, dalle Biennali di Venezia e São Paulo all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, dalla University Art Gallery di Sydney al Musée de la Ville di Parigi, dal Palazzo delle Esposizioni e dalla XI Quadriennale di Roma al MOMA di New York, dalla Fondazione Guggenheim di Venezia al Museo Pecci di Prato, dal Museo Nazionale delle Donne nelle Arti di Washington al Mart di Rovereto. Le sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private. Nell’ambito del “XVI Premio Nazionale Arti Visive” ha ricevuto il premio acquisto “Città di Gallarate” per la Poesia Visiva.

Testo critico

“Chiara Diamantini estrapola frammenti di frasi da celebri pagine (Shakespeare, Leopardi, Nietzsche, Kafka, Eliot, Breton, e così via) e li assembla come versi di un rigoroso ordine visivo: la parola pubblicata, da lei sottratta all’originario contesto metrico o narrativo, nel suo citazionismo (affidato a interventi grafici, cromatici, materici, fotografici, a piccoli trasferibili) assume valenze nuove senza mai che al testo matrice venga usata violenza. Viene sì frantumato ma mai manomesso. È conservato ai frammenti anche il preciso ordine dell’originario svolgimento. 
La letteratura è dunque il deposito dal quale questa meta-autrice attinge i materiali con i quali costruirà non commenti, non illustrazioni, non rovesciamenti di segno, ma unicamente la propria poesia. Così forse l’espressione che più si addice al suo procedimento può trovarsi nel breve titolo di una sua prima mostra personale  omana di alcuni anni or sono: L’opera sull’opera.” 

_Mirella Bentivoglio