Elisabetta Gut
_Alphabets
A cura di Paolo Cortese e Rosanna Ruscio
Si tratta della prima retrospettiva dell’artista italo-svizzera, scomparsa nel 2024. Sono esposti 70 lavori tra dipinti, collage, sculture e libri oggetto che coprono un arco temporale di sessant’anni. La mostra vuole documentare il percorso artistico di Elisabetta Gut ripercorrendone le varie fasi a partire dai primi anni ‘60.
L’artista nasce a Roma nel 1934, da madre italiana e padre svizzero tedesco. Da bambina durante la guerra trascorre alcuni anni in Svizzera e torna a in Italia al termine del conflitto, dopo il 1945. È a Roma che frequenta l’istituto d’arte e il Corso Libero del Nudo all’Accademia di Belle Arti, manifestando uno spiccato senso dello spazio e del colore. Poco più che ventenne, nel 1956, tiene la sua prima personale alla Galleria Cairola di Milano, presentata da Felice Casorati.
Dopo un primo periodo figurativo e post-cubista la sua ricerca si orienta verso il campo informale e proprio dai lavori polimaterici dei primi anni ‘60 si snoda il percorso espositivo della presente rassegna ateniese.
Si tratta di grandi tele, per lo più monocrome bianche, dove affiorano oggetti collegati alla memoria che l’artista recupera e organizza in una dimensione onirica e atemporale ma al tempo stesso molto materica.Datano metà degli anni 70 una serie di sculture in perspex realizzate con quella particolare meticolosità e precisione quasi maniacale che caratterizzerà sempre di più il lavoro di Gut. Gli anni 70 sono senz’altro un momento molto fervido per l’artista che realizza anche altri importanti cicli di opere come la serie delle “Fughe” e quella degli “Aquiloni”. Si tratta di collage di legno e perspex, di impronta costruttivista, spesso di grandi dimensioni, dove elementi bidimensionali geometrici sono accostati e giustapposti secondo un ritmo musicale scandito da pieni e vuoti, da bianchi e neri. Sul finire degli anni ‘70 l’artista si avvicina alla Poesia Visiva, sviluppando una poetica del tutto originale che caratterizzerà il suo lavoro da quel momento in avanti.
La musica, la natura, la poesia, sono i principali campi nei quali l’artista trova la sua ispirazione e ai quali attinge prelevando elementi che poi rielabora secondo un sistema di codici strettamente personali, alfabeti fantastici, che però rispondono a regole precise e rigorose.
Foglie, fiori, semi insieme a frammenti di scritture orientali, arabe o musicali popolano fogli Fabriano A4. Queste composizioni chiamate “pagine di poesia”, insieme ai “libri-oggetto”, tra i quali il Libro foglia, il Libro seme, il Libro nido e il Libro ingabbiato sono forse i più conosciuti, e ai “poem-object”, libri scultura di ispirazione futurista, rappresentano la cifra stilistica nella quale l’artista stessa si è riconosciuta maggiormente e per la quale è stata apprezzata in Italia e all’estero in rassegne di spessore internazionale come la Biennale di Venezia, quella di San Paolo e che in tempi più recenti sono stati al centro delle sue mostre personali al NMWA di Washington (USA) e allla MRAG di Maitland (Australia).

Molte delle sue opere sono oggi conservate nelle più importanti istituzioni italiane ed estere, tra cui il Museion di Bolzano, il MART di Trento e Rovereto, il MAGA di Gallarate, il MRAG di Maitland (Australia) e il NMWA di Washington (USA).
Tra i numerosi ed eminenti critici che si sono interessati all’opera artistica di Elisabetta Gut si ricordano, tra gli altri, M. Bentivoglio, E. Crispolti, F. Menna, N. Ponente, A. Spatola, L. Trucchi, L. Vergine, C. Vivaldi, K. Wasserman e F. Zoccoli.
La mostra, realizzata con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene, fa parte del progetto “Le ragazze di Mirella” che Gramma_Epsilon Gallery dedica a Mirella Bentivoglio e alle artiste da lei sostenute, e sarà accompagnata da un catalogo in italiano e inglese, curato da Paolo Cortese e Rosanna Ruscio con contributi di Paolo Cortese, Rosanna Ruscio, Tommaso Silvestrini.