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Patrizia

Molinari

Senigallia

Biografia

Patrizia Molinari nasce a Senigallia nel 1948 dove risiede fino al diploma di Maturità Classica nel 1967. Nel 1972, superati tutti gli esami del Corso di Laurea, rinvia la discussione della tesi in Letteratura Americana, già redatta, per iscriversi a Lettere Moderne. Si laurea nel luglio 1974. A dicembre 1976 viene chiamata dalla Accademia di Belle Arti di Roma come assistente di Storia dell’Arte, materia che ha studiato a Bologna con il Professore Arcangeli che la ha segnalata per merito, e vi insegna fino al 1990. Nel 1982 vince il Concorso Nazionale per la Docenza di Storia dell’Arte che le viene assegnata nel novembre 1991 presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1992 ottiene la Cattedra di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Organizza ed è curatrice di cataloghi e mostre degli studenti tra cui “Dal luogo all’immagine” nelle Abbazie di Montecassino, Casamari e Fossanova e  “Arte nel bosco”  nel Bosco di Supino (Fr.). Tiene numerose conferenze sulla storia dell’arte. Dal 1988 ha iniziato la carriera di artista con le due prime mostre tenute a Londra presso la Galleria “Themes and Variations” e presso l’”Accademia Italiana delle Arti e delle Arti Applicate” di Rosa Maria Ciarrapico Letts. Di seguito ha tenuto mostre personali e collettive in Italia, Europa, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Bangladesh. Presente alle Biannali di Ancona nel 1997; a Venezia nel 1998 a Palazzo Ducale per  “Venezia aperto vetro” e ancora nel 2001 alla “49 Biennale di Venezia”; negli Emirati Arabi per la “Sharjah International Arts Biennial” del 2001; a Dhaka , in Bangladesh, per la “13th Asian Art Biennale Bangladesh” nel 2008; in Istria e in Croazia nel 2016 alla “1° Biennale Arte & Industria Labin”. Ha realizzato diverse opere pubbliche tra le quali l’Obelisco “Verso lo Spazio” per la piazza di Tor Bella Monaca a Roma; i “Frammenti poetici in riva al Tevere” sulla Banchina del Tevere di Castel Sant’Angelo, opera poi andata distrutta; diverse sculture di pietra e luce come “Venere” per il Museo del Mare e dei Miti per l’area archeologica di Capo Colonna a Crotone, “ Columns and Pillars” per l’European Cultural Centre of Delphi, “Arturo” presso la piscina comunale di Senigallia (AN); i “Nidi di Luce” per i giardini di Santa Chiara a Napoli in occasione di Luminaria 03. Ha vinto il Premio Minerva per le Arti nel 2005 e tre primi premi in concorsi nazionali con progetti di fontane. Di lei hanno scritto critici, storici, scrittori, musicologi e scienziati. Le sue opere sono presenti in numerosi musei. 

Testo critico

“L’opera di Patrizia Molinari supera le frontiere dei regni terrestre e celeste, è la creazione di un mondo capace di rendere visibile l’invisibile, di celebrare nel contempo l’affermazione della vita e l’affermazione della morte, qualcosa che ci conduce alla nozione dell’essere angelico di cui ci parla Rilke nelle sue Elegie del Duino. Un mondo aperto in cui vengono cancellati i limiti fra il “qua” e “l’aldilà” in una unità infinita.
Daniel Zamora, nei suoi commenti alle Elegie di Rilke, dice che “Gli angeli sono in contatto con coloro che ci precedettero, con i morti e con coloro che ci precedono, con gli esseri futuri “. Ed è a questo punto che si domanda se quegli essere che circolano  dal sensibile al soprasensibile, siano i poeti.(… ) Le Elegie di Rilke ci sono utili per trovare un parallelismo con lo sguardo angelico di Molinari, ogni volta più atemporale e depurata, guidata dall’intuizione e da un sesto senso che le permette di transitare attraverso le cose di questo mondo e insieme attraverso l’imperituro. Vi è un esempio nella sua opera che ci rimanda a quella pista angelica, a quell’unione di cielo e terra, quando aggiunge all’isola di Ikaria (2007), un’ala angelicale che parla della caduta di Icaro in mare. La pietra o terra ferma dell’isola più utopistica della storia e della letteratura, accende qui virtù angelicali per trascendere la vita degli esseri umani e unire in quella proposta di elevazione tutti i tempi passati, presenti e futuri come impronta degli aneliti dell’umanità. (…)”

_Pilar Parcerisas